Meta, l'intelligenza artificiale e i rischi legati alla condivisione dei dati degli utenti

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Servizio comunicazione istituzionale

26 Giugno 2024

Nelle ultime settimane i media di tutta Europa hanno sollevato perplessità riguardo all’annuncio che Meta, società madre di Facebook e Instagram, vorrebbe utilizzare – anche nel vecchio continente – i dati personali dei suoi utenti per allenare la propria intelligenza artificiale. Il professore Andrea Emilio Rizzoli, direttore dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale (IDSIA USI-SUPSI), ne ha parlato alla trasmissione radiofonica della RSI “SEIDISERA”.

Considerate le forti pressioni ricevute da più parti, Meta ha per il momento deciso di rimandare l’inizio di questo programma, il cui lancio era previsto per il 26 giugno. Il tema, comunque, resta destinato a far discutere a lungo. “Fondamentalmente Meta utilizza già da anni questo genere di dati per stilare delle profilazioni – afferma Andrea Emilio Rizzoli, direttore dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale (IDSIA USI-SUPSI) –. La novità è che l’impresa statunitense vorrebbe ora sfruttare gli stessi dati per ‘addestrare’ i suoi motori di intelligenza artificiale generativa. L’interesse di Meta verso questo genere di operazione si basa sul fatto che i dati in questione sono di buona qualità, e dunque estremamente preziosi nell’ottica del miglioramento dei programmi di IA. Anche perché molto presto si potrebbe arrivare ad esaurire i dati di qualità già esistenti, in grado di migliorare le prestazioni di questi algoritmi che sappiamo avere ancora diversi limiti. Non sono dunque sorpreso dalla scelta di Meta. Anzi, ritengo che sia una necessità per l’industria avere a disposizione questi dati”.

Meta, in effetti, si è detta delusa dai ritardi accumulati sin qui, causati – in buona parte – dal preavviso sfavorevole emesso dalla commissione irlandese per la protezione dei dati. Al tempo stesso, tuttavia, la società a stelle e strisce resta intenzionata a perseguire il perfezionamento di quella che definisce una “tecnologia innovativa”. Il problema, nell’ambito di un’operazione che certamente migliorerebbe la qualità del prodotto IA, risiede ad ogni buon conto nella protezione della privacy degli utenti. “L’algoritmo assimila i dati e poi li ritiene. Come se li ‘mangiasse’ e poi li custodisse nel suo stomaco – rileva Rizzoli -. Non si tratta di un’operazione semplice, ma volendo, partendo da questo presupposto, sarebbe altresì possibile convincerlo a recuperarli integralmente in caso di necessità, tramite delle richieste mirate. Questo, va da sé, genera enormi rischi per quanto concerne la sicurezza e la privacy dei dati forniti dagli utenti. E allo stato attuale, non è possibile stabilire se in qualche modo sia fattibile prevenire un simile scenario”.

L’intervista completa ad Andrea Emilio Rizzoli, realizzata dalla giornalista della RSI Laura Dick, è fruibile cliccando su questo link: https://www.rsi.ch/rete-uno/programmi/informazione/seidisera/SEIDISERA--2161011.html